L’espressione «Terza via» non si riferisce ad un'unica e ben determinata teoria politica, ma comprende diverse proposte avanzate allo scopo di consentire il superamento di un sistema politico, quello DR, che è ritenuto obsoleto e incapace di affrontare con successo le sfide del mondo contemporaneo. In buona sostanza, la Terza via intende offrire un impianto democratico più equilibrato ed evoluto alle attuali democrazie. In questa sede, non è mia intenzione di esaminare tutte le Terze vie proposte dai diversi autori, ma più semplicemente mi limiterò a prendere in considerazione due proposte scelte a caso fra le più accreditate, che illustrerò unicamente a titolo di esempio. Sono le proposte avanzate da Hirst e da Giddens.
8.1. La Democrazia Associativa di Hirst
La Terza via di Hirst (1999), chiamata «Democrazia Associativa», “non si propone né di abolire il governo rappresentativo né di sostituire lo scambio di mercato con qualche altro meccanismo allocativo” (p. 49), ma semplicemente di integrare il sistema vigente, che lavorerebbe male perché troppo centralizzato e onnicompetente, con associazioni autogestite volontarie. In pratica, Hirst vuole conciliare e superare le due teorie politiche oggi prevalenti, che sono la socialdemocrazia e il capitalismo neoliberista, attraverso l’integrazione di cooperative senza scopo di lucro, cioè associazioni di tipo mutualistico e solidale, che dovrebbero gestire i principali servizi sociali. Il governo del paese resterebbe sempre di tipo DR, perché “le istituzioni del governo rappresentativo continuano a essere necessarie” (p. 128), tuttavia, si tratterebbe di un governo notevolmente decentrato e pluralista, il cui elemento fondamentale non è l’individuo, bensì l’associazione. A differenza della DD, la quale sostiene che lo Stato esiste in funzione degli individui, la Terza via di Hirst afferma che “lo Stato esiste per proteggere e servire le associazioni autogestite” (p. 106).
8.2. La Terza via di Giddens
Molto diversa è la Terza via di Giddens (2000), che è centrata sui seguenti punti:
1) La globalizzazione economica viene accettata come una realtà ineludibile, ma gli Stati-nazionali continuerebbero ad esistere, pur con confini più fluidi, quasi a formare una “nazione cosmopolita” (p. 128).
2) Governo e partiti politici conservano un ruolo insostituibile (p. 62).
3) Ciascun cittadino può mettere in luce le proprie potenzialità e viene ripagato secondo il merito, mentre i più deboli devono essere aiutati (p. 48-9).
4) Tutti gli individui sono chiamati alla partecipazione politica, ciascuno secondo le proprie capacità, e invitati a non appoggiarsi acriticamente su altri. “Non ci si può automaticamente fidare che gli esperti sappiano cosa è bene per noi, né che essi ci possano sempre fornire verità non ambigue; devono essere chiamati a giustificare le loro conclusioni e le loro politiche sottoponendole al minuzioso esame del pubblico” (p. 67).
5) La DR va bene, ma deve essere integrata con elementi di DD: “democrazia locale diretta, referendum elettronici, giurie di cittadini e altre possibilità. Questi non sostituiranno i normali meccanismi per eleggere i governi locali e quello centrale, ma potrebbero diventare un durevole complemento” (p. 80).
6) Decentramento e devoluzione vanno bene, ma devono essere praticati con molta prudenza (p. 82).
7) “La famiglia è un’istituzione fondamentale per la società civile”; bisogna perciò preservarla e “rendere più difficile il divorzio” (p. 91-2).
8) Il Welfare va bene, purché vi si ricorra con moderazione. Esso, infatti, “non dà abbastanza spazio alla libertà personale” (p. 112): meglio promuovere gli individui attraverso l’istruzione. “È necessario che i governi diano particolare importanza all’istruzione a vita, sviluppando programmi educativi che inizino nei primi anni della vita di un individuo e continuino anche fino a tarda età” (p. 122). “La linea guida è l’investimento nel capitale umano dovunque possibile, piuttosto che la garanzia diretta del sostentamento economico” (p. 116). Si parla di un welfare positivo, per indicare che, anziché «dare» al cittadino, come si fa con un bambino, è preferibile metterlo nelle condizioni di fare da sé. “Nella società del welfare positivo, il contratto tra individuo e stato muta, dal momento che l’autonomia e lo sviluppo del Sé – il mezzo per accrescere la responsabilità individuale – diventa l’obiettivo principale” (p. 125).
9) L’età fissa di pensionamento va abolita: “la vecchiaia non deve essere vista come un tempo di diritti senza responsabilità” (p. 118). Gli anziani devono rappresentare una risorsa per il paese, e non un problema.
La Terza Via di Giddens costituisce uno sforzo davvero notevole, che va in direzione di un superamento dei limiti degli attuali sistemi DR (vedi i punti 3, 4, 5, 8), ma tuttavia rimane saldamente legata ad una logica di tipo DR (vedi il punto 2). Che dire? Il modello di Giddens è una via di mezzo tra DR e DD, e questo è già tanto. Esso, pertanto, va giudicato favorevolmente, non come fine ultimo però, ma nella speranza che, prima o poi, si giunga al passo decisivo, che è quello di realizzare una DD matura.
10. DR: luci e ombre
15 anni fa
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