A partire dalla fine del XVIII secolo, si sono affermati due nuovi fronti politici, che hanno preso il nome di Destra e Sinistra in riferimento alla posizione dei banchi dei parlamentari rispetto al seggio centrale del presidente ai tempi della rivoluzione francese (a sinistra i deputati rivoluzionari, a desta gli altri). Da questo momento, Destra e Sinistra hanno rappresentato i due modi prevalenti e alternativi di interpretare la società duale. La Destra è favorevole al mantenimento dello status quo, giustificandolo con la tradizione, e i suoi sostenitori prendono il nome di «conservatori». La Sinistra è orientata al cambiamento, giustificandolo con la necessità di migliorare le condizioni di vita della gente, e i suoi sostenitori prendono il nome di «innovatori» o «progressisti».
2.1. Elementi distintivi dei due fronti
Inizialmente ben demarcate, ciascuna entro la propria area di influenza, col passare del tempo, Destra e Sinistra sono andate compenetrandosi, e oggi presentano estese aree di sovrapposizione, che riguardano il pluralismo democratico, i diritti universali, la dignità della persona e altro, anche se è ancora possibile distinguerle con sufficiente chiarezza, almeno nelle loro ali più estreme ed è possibile delinearne alcuni tratti specifici.
Nel suo Manifesto dei conservatori, Giuseppe Prezzolini (1882-1982) illustra in 54 punti le differenze che corrono tra un conservatore e un progressista. Il conservatore è essenzialmente uno che ha qualcosa da difendere e conservare, che può essere una proprietà immobiliare o denaro, titoli onorifici o privilegi, status sociale o anche la cultura dei propri padri, la famiglia, la patria, e via dicendo (p. 14). Di solito, è legato ai valori dell’unità nazionale, alla storia, agli usi e costumi, alle istituzioni del proprio paese, e vuole una società basata sui valori della proprietà privata e della famiglia, della competizione e del lavoro, dell’istruzione e della libertà di informazione, della patria e della religione. Secondo il conservatore, l’eccessiva ricchezza o povertà vanno considerate un “pericolo sociale” (p. 53) e combattute; alla povertà bisogna provvedere “con la carità privata o pubblica” (p. 50), la religione non deve interferire con la politica. La società dev’essere anche statica e ordinata, deve muoversi cioè lentamente, badando a stare sempre ben ancorata al proprio passato, una società. Il progressista, invece, non è mai soddisfatto, vuole il cambiamento e la lotta, perché crede che tutto quanto esiste non è necessariamente buono, ma può e deve essere incessantemente sottoposto a critica e possibilmente migliorato. Cambiano però i modi di concepire il cambiamento e tutte le forme di governo realizzate dall’uomo sono lì a dimostrarlo.
Oggi, secondo una diffusa opinione comune, la Sinistra è più popolare, pensa più al sociale, punta a moderare le disuguaglianze sociali, promuove una politica di welfare a favore delle classi più svantaggiate, dei lavoratori salariati, dei bambini, delle donne, dei pensionati, teme le conseguenze dell’eccessiva concentrazione del potere nelle mani di pochi, vuole che lo Stato sia sempre presente e si adoperi per salvaguardare i diritti di tutti i cittadini; la Destra invece pone l’enfasi sui valori della tradizione e del liberalismo politico, sugli ideali patriottici e nazionali, difende la proprietà privata anche a costo di determinare concentrazioni di ricchezza, propugna la libertà individuale, lo Stato minimo e il libero mercato, difende i valori religiosi, la famiglia e la società autoritarie, è vicina alle posizioni elitiste.
Secondo Bobbio, l’elemento che più di ogni altro distingue la Destra dalla Sinistra è il diverso modo di porsi nei confronti dell’eguaglianza/diseguaglianza fra gli uomini. Entrambe, Destra e Sinistra, accettano l’idea che gli uomini non sono tutti uguali: lo sappiamo tutti che gli uomini non sono tutti uguali, o meglio che sono uguali solo in parte. “Gli uomini – scrive Bobbio – sono tra loro tanto eguali che diseguali” (2004a: 127). La vera differenza è che la Sinistra tende ad attribuire le disuguaglianze a fattori sociali e si prodiga per eliminarle il più possibile; la Destra invece è convinta che le disuguaglianze sono naturali e ineliminabili (BOBBIO 2004a: 129).
Comunque le si vogliano vedere, è un dato che né la Destra né la Sinistra riescono a superare il fenomeno della società duale e a produrre una società, in cui sia risolto tanto il problema della povertà quanto il problema della ricchezza, intendendo per quest’ultimo il plus di reddito che non serve a vivere meglio, ma a dominare altri uomini. Insomma, Destra e Sinistra non superano la logica della società duale e non creano un’unica immensa classe media, come, già tanto tempo fa, chiedeva Aristotele.
10. DR: luci e ombre
15 anni fa
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